Discorso inaugurale del ministro Galletti al World Environment Day 2015

Ho accolto con grande piacere a nome dell’Italia e del Governo italiano la proposta di organizzare la celebrazione della Giornata Mondiale dell’Ambiente delle Nazioni Unite, che quest’anno si svolge in una cornice così ricca di stimoli e di innovazione com’è questa dell’Esposizione Universale di Milano EXPO 2015.
Il tema della Giornata Mondiale dell’Ambiente di quest’anno è l’uso delle risorse e i modelli di produzione e consumo sostenibili, nell’ambito dei limiti del Pianeta, come è ben sintetizzato dallo slogan “Sette miliardi di sogni. Un Pianeta. Consumare con moderazione” scelto attraverso i social network con ampia partecipazione.

La Giornata Mondiale dell’Ambiente, una delle tre giornate che EXPO dedica alle Nazioni Unite, offrirà spunti e idee fondamentali per rafforzare il tema di EXPO “Nutrire il Pianeta – Energia per la Vita” all’insegna del quale sono confluite qui a Milano le migliori tecnologie, le idee e le soluzioni atte ad assicurare un’alimentazione sana, sicura e sufficiente per tutti e a rispettare nel contempo gli equilibri e i limiti del Pianeta.

Un’altra importante ragione per la quale l’Italia è particolarmente orgogliosa di ospitare quest’anno la Giornata Mondiale dell’Ambiente è che l’anno in corso vedrà lo svolgimento di altri importanti eventi internazionali e la conclusione – che auspichiamo positiva – di importanti negoziati multilaterali: la Conferenza di Addis Abeba sul Finanziamento dello sviluppo nel prossimo mese di luglio, il Vertice dell’ONU per l’adozione della nuova Agenda dello sviluppo sostenibile in settembre, e la Conferenza di Parigi sul clima alla fine dell’anno. Questa coincidenza temporale rende davvero quest’anno – come lo ha giustamente definito il Segretario Generale Ban Ki-moon – “l’anno della semina”, con l’ambizione di definire un nuovo quadro operativo e concettuale dello sviluppo. Fra i più importanti obiettivi della cooperazione internazionale che si proporranno vi è, primo fra tutti, quello di sconfiggere la povertà e la fame e di assicurare un’alimentazione adeguata e bilanciata per tutti.

Voglio riaffermare qui, a nome dell’Italia e del Governo italiano, il nostro sostegno continuo e convinto all’UNEP, il Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite, e la nostra forte convinzione sulla necessità di continuare a rafforzarne il ruolo di prima autorità globale sull’ambiente, particolarmente in questo anno cruciale per le decisioni che saranno prese. La dimensione ambientale deve essere infatti un elemento essenziale della nuova Agenda per lo Sviluppo affinché essa sia effettivamente la nuova base della trasformazione necessaria per lo sviluppo sostenibile.
Dal primo Vertice di Rio de Janeiro su “Ambiente e Sviluppo” del 1992 i Governi hanno ripetutamente dichiarato che lo sviluppo sostenibile deve essere un impegno globale. Il secondo Vertice di Rio del 2012, “Rio+20”, ha stabilito che gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile per la nuova era post-2015 devono avere una "natura globale” ed essere applicabili universalmente a tutti i Paesi, pur tenendo conto delle varie realtà nazionali in quanto a capacità e livello di sviluppo.

Il Segretario generale dell'ONU ha inoltre auspicato che questa nuova era sia delineata da un'agenda ambiziosa, universalmente applicabile e capace d’integrare le dimensioni economica, sociale, ambientale e dei diritti umani nello sviluppo sostenibile.
Ma cosa significa universalità? I processi internazionali hanno utilizzato la nozione di universalità in modi diversi. Ad esempio, universalità nel contesto dei diritti umani o del diritto del lavoro si concentra su principi comuni e norme applicabili a tutti gli Stati, mentre nel contesto dei problemi ambientali – come i cambiamenti climatici o la perdita di biodiversità – si concentra sulla protezione e sull'uso dei beni pubblici globali. Poiché alcuni hanno espresso la preoccupazione che la ricerca di universalità possa distogliere l'attenzione dai bisogni dei più poveri, credo che alcuni aspetti della nozione di universalità debbano essere tenuti presenti nel momento in cui ci accingiamo a definire l’Agenda della nuova era.

Per prima cosa, l’universalità richiede il riconoscimento di principi universali, ossia di norme e di valori applicabili a tutti i Paesi e a tutti i popoli.
In secondo luogo, universalità significa riconoscere l'interconnessione tra sviluppo nazionale e sviluppo globale e che quindi gli impegni per realizzare lo sviluppo sono essi stessi universali. La protezione e la gestione sostenibile dei beni pubblici globali si estende infatti oltre i confini nazionali e riguarda tutti, indipendentemente dalla ricchezza o dal reddito, dal sesso o dalla razza. La ricchezza sociale, economica e ambientale deve essere gestita e accresciuta a vantaggio e nel rispetto dei diritti delle generazioni attuali e future. Tali questioni devono essere quindi affrontate da tutti i Paesi, sia individualmente che collettivamente. Questo richiede un cambiamento di paradigma nel concetto di “sviluppo” e un modello di cooperazione internazionale che superi il tradizionale rapporto tra Paese donatore e Paese beneficiario, comportando il dispiegamento di una gamma più ampia, più profonda e più innovativa di soluzioni e di attori per la realizzazione della nuova Agenda.

Inoltre, universalità significa riconoscere che esistono problemi di sviluppo sostenibile in tutti i Paesi, indipendentemente dal loro livello di reddito e dagli standard di vita. Povertà, disuguaglianza, esclusione sociale, mortalità materna e infantile, disoccupazione e degrado ambientale sono purtroppo presenti in tutti i Paesi a vari gradi. Per questo, ci riconosciamo nelle parole del Segretario Generale dell’ONU: "tutti i paesi dovranno cambiare, ognuno con il proprio approccio, ma ciascuno con il senso del bene comune globale".

Infine, l’impegno universale di “non lasciare nessuno indietro” (no one left behind) implica responsabilità condivise per il raggiungimento dello sviluppo sostenibile da parte di tutti, in particolare i più vulnerabili, gli emarginati e gli esclusi. In questo senso, l'universalità è strettamente legata al principio di uguaglianza e di non discriminazione.

E’ evidente che i Paesi industrializzati come l’Italia incidono in modo preponderante sul consumo delle risorse mondiali, ben al di là dei limiti del Pianeta, ma i modelli di consumo insostenibili stanno diventando sempre più diffusi nel mondo, con tre miliardi di nuovi consumatori della classe media che andranno ad accrescere la popolazione globale nel 2030 – molti dei quali provenienti da economie emergenti. La produzione alimentare è uno degli esempi più evidenti di produzione insostenibile, con 1,3 miliardi di tonnellate di cibo che viene buttato ogni anno, mentre circa un miliardo di persone sono sottonutrite.
A fronte di questi gravissimi squilibri abbiamo il dovere nei confronti della presente e delle future generazioni di cogliere l’opportunità di cambiamento offerta dal grande foro internazionale e multi-dimensionale di EXPO 2015. La scelta del tema della sostenibilità dei sistemi alimentari rappresenta un’eccellente occasione di stimolo per un’ampia riflessione e per un’azione più incisiva e decisa affinché il 2015 segni davvero l’inizio di una nuova era dello sviluppo dell’umanità, contrassegnata dall’equità economica e sociale, dalla sostenibilità ambientale e dal rispetto per i diritti delle generazioni future.
Sia quindi questo il mio augurio a tutti i partecipanti alle celebrazioni della Giornata Mondiale dell’Ambiente 2015.

 


Ultimo aggiornamento 12.06.2015